L’ernia del disco cervicale fortunatamente guarisce spontaneamente nella maggioranza dei casi: è quindi opportuno attendere la guarigione con un po’ di pazienza per qualche settimana o mese. Possono essere utili i farmaci adatti e la terapia fisica in questa fase.
Tuttavia vi sono molti casi in cui il fastidio si è cronicizzato e il paziente è notevolmente disturbato dal dolore al collo, scapola, braccio, avambraccio,mano; ovvero vi sono sensazioni di scossa elettrica e formicolii alle dita, con perdite di sensibilità e dell’agilità dei movimenti, talora vera perdita di forza e disturbi anche agli arti inferiori.
In questi casi, sulla base di immagini diagnostiche (RMN), radiografiche (RX cervicale morfodinamica) e di rilievi neurofisiologici (elettromiografia, potenziali evocati) rigorosamente integrabili ai dati clinici può essere opportuno o necessario ricorrere a un intervento chirurgico.
Questo deve essere eseguito in maniera precisa in “mani esperte” con tecniche microneurochirurgiche: in tal modo i tempi sono brevissimi, non vi è alcun disagio legato all’intervento, la risoluzione è immediata e radicale. Non è necessario l’uso del collare neanche il giorno successivo all’intervento. La dimissione è in seconda giornata. La vita normale può essere ripresa subito e l’attività sportiva nel giro di qualche settimana.
Vi sono diverse opzioni circa il tipo di intervento: tuttavia la differenziazione più importante riguarda la recente messa a punto del disco artificiale (protesi cervicale di Bryan) che consente di conservare o reinstaurare la mobilità dell’articolazione vertebrale.
Per approfondire l’argomento puoi scaricare il pdf di presentazione del 91° Congresso Nazionale Siot Clicca qui per scaricare il pdf
Protesi di Bryan – Analogie biomeccaniche
Prof. Romano Greco – Protesi di Bryan – Fluoroscopia dinamica
Il disco artificiale funziona come un vero e proprio cuscinetto ammortizzatore tra le due vertebre e poiché il suo nucleo è realizzato in poliuretano consente grazie alla deformabilità un meccanismo di “shock absorber” che evita vibrazioni o stress da compressione o da urto. Le altre opzioni infatti determinano una “fusione”, cioè un blocco delle vertebre e questo può comportare problemi a carico degli altri dischi su cui si distribuisce un maggior lavoro. Questo inconveniente, può essere aggirato mediante la cosiddetta microdiscectomia selettiva che noi abbiamo adottato da molti anni, in casi idonei con disco in buone condizioni, effettuando la rimozione dell’ernia per via anteriore minimizzando con rigorosa tecnica microchirurgica l’asportazione del disco parente che per gran parte rimane in situ, evitando la fusione. Resta tuttavia il fatto che la microdiscectomia con inserimento di una gabbietta di fissazione ha delle indicazioni preferenziali in caso di instabilità, spondilosi avanzata, mielopatia cervicale, etc. Quando invece il disco generante l’ernia è diffusamente alterato preferiamo eliminarlo avendo questa straordinaria possibilità di un rispetto funzionale discovertebrale mediante la protesi cervicale di Bryan.
Dal 2001 al 2005 erano stati eseguiti nel mondo circa 8300 impianti di protesi cervicale di Bryan di cui circa 7000 in Europa e 600 in Italia: il nostro gruppo di lavoro è stato tra i primi al mondo a mettere a punto la tecnica chirurgica e ad effettuare l’intervento sistematicamente, verificando lo straordinario risultato clinico, iniziando nel febbraio 2002, dopo la dimostrazione sperimentale della non usura della protesi cervicale di Bryan per un periodo superiore a 40 anni.
Dal 2002 ad oggi (2017) il sottoscritto ha effettuato 138 interventi di protesi cervicale di Bryan in pazienti dai 18 ai 54 anni: in 2 casi di giovani donne,casualmente entrambe cavallerizze professioniste, l’intervento ha consentito la ripresa dell’attività sportiva e professionale in uno sport in cui la meccanica anatomo-funzionale della colonna cervicale viene quotidianamente messa a dura prova.
In un altro caso riguardante una giovane paziente di 18 anni, ballerina classica, vi è stata una progressiva ripresa dell’attività professionale essendosi ottenuta, dopo l’intervento di Bryan, una rinormalizzazione anatomo-posturale della colonna cervicale precedentemente deformata in grave cifosi.
In tutti i casi operati nessuna complicanza o delusione per il risultato è stata da noi registrata e riteniamo questa realizzazione una tappa fondamentale allo stato attuale della chirurgia della colonna cervicale, sia sotto il profilo del progresso bioingegneristico che dal punto di vista dell’evoluzione delle tecniche microneurochirurgiche.
Qui sotto puoi vedere alcuni estratti Tv, nei quali il prof. Greco affronta il tema dell’ernia cervicale e delle possibili cure.
Puoi inoltre vedere in dettaglio “il caso della giovane ballerina” presentato al Congresso di Ginevra (Maggio 2010): questa ragazza, ballerina classica, presentava una mielopatia cervicale progressiva causata da un’ernia discale più cifosi (C4-C5): a tale livello si intervenne come di prassi (mielopatia evolutiva discospondilogena) in questi casi, mediante microdiscectomia e stabilizzazione con gabbietta di sintesi più placca e viti, C4-C5, per opporsi alla cifosi. Dopo un anno fu necessario un secondo intervento per ernia discale sottostante (C5-C6) e peggioramento della cifosi (patologia satellite alla stabilizzazione C4-C5): rimozione placca di stabilizzazione C4-C5 e microdiscectomia C5-C6 con impianto di disco artificiale di Bryan a questo livello in modo da “svincolare” la colonna cervicale e creare una nuova adattabilità dinamica con fulcro funzionale Bryan C5-C6. Ciò condusse alla scomparsa dei gravi sintomi di mielopatia e a un progressivo recupero anatomo-funzionale della cifosi in un solo mese.
Clicca qui per scaricare il pdf di presentazione del caso.
Telesalute – 2006 – TGSalute
Telesalute – Marzo 2002 – Novità in medicina – Operazione Disco Cervicale
Rai2 – 2005 – Tg2 Salute
Ernia Cervicale – protesi cervicale di Bryan – Intervento risolutore – TG2
Prof. Romano Greco – Interventi ernia del disco cervicale – Protesi di Bryan – Uno Mattina – Rai 1